La valigia del cosplayer: storie e aneddoti di viaggi

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Andrea Vesnover del duo Roboticpizza all'arrivo all'aeroporto di Nagoya in Giappone
La valigia del cosplayer: storie e aneddoti di viaggi, gare internazionali, costumi, scenografie e bagagli impossibili. Perché per fare cosplay serve anche la valigia giusta!

La passione dei cosplayer passa per costumi sfarzosi, make-up, armi luccicanti, coreografie e scenografie ad effetto, interpretazioni creative. Un lavoro fatto per il piacere del palco, degli applausi scroscianti, dell’entusiasmo per vivere e incarnare, a proprio modo, un personaggio o un’ambientazione particolarmente amati. Ma nella vita di chi fa cosplay da professionista – anche come secondo lavoro o hobby regolare, per così dire – non ci sono solo le esperienze legate agli show.

I grandi contest internazionali come il World Cosplay Summit (a Nagoya, Giappone), EuroCosplay (a Londra, Inghilterra), Clara Cow’s Cosplay Cup (a San Paolo, Brasile) sono il culmine di un lungo lavoro di organizzazione. Questione di lavoro sartoriale e artigianale e di do it yourself? Si, ma non solo: fare cosplay è anche questione di bagagli. Perché impacchettare, spostare e imbarcare queste creazioni, a volte, può rivelarsi difficile tanto quanto crearle. E può dare luogo a piccole, memorabili odissee come ci hanno raccontato alcuni protagonisti: NadiaSK, Martina e Simone, Roboticpizza, Misa&Sho, Daisy e Imriel, Haikucosplay, Tamiyo, Sara Manca, Luca Buzzi.

L’articolo completo con le interviste lo trovate su Comicon Plus n. 0.