Valeria Parrella legge tutti i Graphic Novel che escono in Italia, perché da dieci anni ha una rubrica settimanale di libri su Grazia; legge in media 5 libri a settimana, ma gliene passano per le mani una ventina. Foraggiando un monastero, un reparto del secondo policlinico, Nisida, la signora delle pulizie, il portiere di fronte e l’amico Antonio, per sé conserva solo pochissimo, i classici e i fumetti, appunto. Da ragazza aveva una collezione di Marvel (Uomo Ragno, in particolare) che chiudeva in certe bustine di plastica a due a due, e che poi ha incautamente regalato a un fidanzato della sorella (poi si sono lasciati, ma lui si è tenuto i Marvel); con i Topolino non l’avrebbe mai fatto, conservati tutti nella soffitta dei genitori, abbonati a Linus e ad Alter Alter. Da letture genitoriali così illuminate crede scaturiscano le sue prime pulsioni della vita adolescenziale, esplose proprio su Crepax o su Manara (ha da poco compiuto 42 anni e un amico che la conosce bene, le ha regalato una bottiglia di Amarone, edizione limitata con etichetta disegnata da Manara, che ha bevuto, non essendo astemia); inoltre quando è stata a Buenos Aires ha cercato come una pazza la prima edizione de L’Eternauta, e l’ha trovata! In un suo libro che si riferisce a quel viaggio c’è un capitolo su Mafalda e L’Eternauta.