Yves COPPENS

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Yves COPPENS, professore al Collège de France.
Postfazione al volume Lucy. La speranza (edizione francese)

Patrick Norbert e Tanino Liberatore hanno unito i loro talenti (e che talenti!) per raccontare questa eccezionale storia di Lucy e dei suoi amori; il lirismo dell’uno, l’immaginazione dell’altro (si potrebbe benissimo invertire il tutto e parlare dell’immaginazione dell’uno, del lirismo dell’altro) hanno dato vita a questo meraviglioso album, meraviglioso per il lussureggiare della savana che descrive, meraviglioso per l’emozione della storia che trascrivono, segno dell’emergere della consapevolezza che tutto questo significa. 

Ma prima parliamo di Scienza! 

Lucy è un piccolo scheletro preumano di 3.200.000 anni fa attribuito a una specie particolare, l’Australopithecus afarensis, vissuta dai 4.000.000 di anni fa (o poco meno) a 3.000.000 (o poco più) in Etiopia, Kenya e Tanzania; Lucy era eretta, come tutti i preumani per 10.000.000 di anni, e la sua locomozione associava l’agile arboricolismo all’ondeggiamento bipede. In questa stessa grande provincia dell’Africa orientale, l’Australopithecus afarensis era contemporaneo ad altri due preumani, l’Australopithecus anamensis e il Kenyanthropus platyops. Sappiamo che il primo non si arrampicava più sugli alberi ma non conosciamo la sua testa; sappiamo che il secondo aveva la faccia piatta ma non conosciamo le sue membra. 

Alla fine del periodo di Australopithecus afarensis, Australopithecus anamensis e Kenyanthropus platyops, e nel periodo immediatamente successivo, apparvero in Africa orientale l’Australopithecus aethiopicus e l’Australopithecus boisei, i primi cosiddetti robusti pre umani, forse discendenti dell’Australopithecus afarensis (Lucy) e Homo habilis e Homo rudolfensis, e i primi Uomini, forse discendenti di Australopithecus anamensis o Kenyanthropus platyops. 

Questo periodo non è stato ovviamente scelto a caso dagli autori, poiché si tratta di una cerniera tra il pre umano e l’umano, tra il sapere e la consapevolezza del sapere, tra il linguaggio modulato e il linguaggio articolato, tra il semplice strumento e lo strumento fabbricato. 

Con Lucy, la coscienza è, senza dubbio, un risveglio. 

Con Adam, viene in superficie. 

Con Adam, si cambia la forma della pietra prima di utilizzarla per adattarla alla sua funzione. Con Lucy, probabilmente, si usa la pietra, l’osso, il bastone o qualsiasi altro oggetto con discernimento, ma senza regole. 

Con Lucy si comunica sicuramente e molto e spesso, e lo si fa con i gesti, con la mimica, con i suoni, modulati, ponderati, cantati, con le grida; con Adam si comincia a comunicare scambiando suoni articolati. 

Lucy è Lei, la bella Pre Umana, che si arrampica, affascinante e piena di astuzia e di emozioni; Adam è Lui, l’Umano curioso, innamorato, pieno di riflessione e di pensieri. 

Sarebbe un peccato vedere un meschino sessismo nel fatto che Lucy sia l’emergente e Adam il già emerso; la situazione opposta avrebbe potuto benissimo verificarsi se, in Etiopia o altrove, fosse stato scoperto un soggetto maschile sufficientemente completo che, impreziosito da un bel nome, avrebbe potuto girare il mondo come  un’icona dell’evoluzione umana; in una storia simile lui sarebbe impallidito d’amore davanti alla prima Donna cosciente, che, naturalmente, si sarebbe chiamata Eva. 

Ma il narratore è condizionato dallo Scienziato che ha scoperto una Lucy completa, laddove ha trovato solo un pezzo di Adam, e ha concluso che la prima doveva essere inevitabilmente femminile; la stessa donna che è diventata, e probabilmente rimarrà a lungo, il simbolo della ricerca delle origini. 

Allora lasciamoci semplicemente trasportare dalla storia, piena di colpi di scena, una storia che amo perché è bella, perché è tenera, colorata come i tropici, solenne come una parabola e perché finisce bene. Lasciamoci trascinare anche noi nella nebbia dei tempi e delle alleanze, nella nebbia dei sogni e degli incontri, chissà come è stato il periodo straordinario di transizione dall’essere quasi umano all’essere umano a pieno titolo. Sicuramente è percepito tanto meglio quanto più è passato. Forse le sfumature di cui si parla non sono apparse affatto. 

Un libro molto bello, in ogni caso, le cui immagini rimarranno impresse a lungo nella mente dei suoi felici lettori.